Mia moglie sostiene che io sia un malato mentale, ed ha le sue buone ragioni per pensare ciò.
Vari esempi a sostegno della sua tesi possono essere addotti, e certo addòttivi saranno, nei prossimi post con cui prometto di infarcire il mio blog da oggi in poi (per contrastare il malsano momento esa-, che dico, ettamestrale, in cui L’Angolo dei Sumeri è rimasto silente).
Ma, tra la dovizia di esempi del mio disagio psichico, certo uno dei principali da considerare è quello che potremmo ribattezzare “L’incubo ululante dell’altroieri notte” (ribattezzare è un termine appropriatamente scelto, in quanto tale incidente era stato inizialmente nomato “L’incubo ululante di ieri notte”, salvo poi dover cedere il passo alla tirannia del calendario).
Per farla breve, l’altroieri notte ho svegliato la mia povera moglie urlando e ululando nel sonno. La mia paziente compagna di vita, sopportevole quale buona samaritana, si è prodigata in vezzevoli1 atteggiamenti, caratteristici delle mamme che consolano i figlioletti dopo un brutto sogno.
A questo punto, avendo ringraziato la mia comprensiva consorte del prodigo salvataggio, ho fatto quel che faccio spesso in tali circostanze: munitomi di mazza da baseball, accendendo tutte le luci di casa, un passettino incerto dopo l’altro, mi sono recato in bagno a pipilare.
E, pipilando e pipilando e pipilando (io bevo molta acqua) (perché ci tengo, alla mia salute), ho, come sempre, compiuto su me stesso un’aspra autopsicanalisi, per capire cosa cavolo avesse voluto dirmi il mio subconscio con tale terrificante insistenza emotiva; per di più, in totale astinenza da qualsivoglia tipo di droghe (non tocco infatti un grammo di crack da mercoledì mattina, Dio sia lodato!).
Autopsicanalizzo i miei sogni con molta attenzione, ormai da molti anni. Questa pratica mi fa spesso godere tantissimo, perché mi sembra di “fregare” il mio subconscio, che è sempre lì, ombreggiato e soggiacente come un polipo sul fangoso fondale di una laguna, a nascondermi, per qualche misterioso motivo, la sostanza dei suoi sfoghi notturni – scintillante tesoro custodito con molluschica perizia.
Ora, quando uno vi racconta un sogno è sempre una gran rottura di balle, e siamo tutti d’accordo. Cercherò di essere breve, per poi passare all’analisi dei simboli, che (ritengo) possano essere veri per me, come junghianamente presenti anche nei vostri sogni; magari, alcuni di questi simboli risuoneranno alla vostra consapevolezza, ed esclamerete “Aha!”. Questo io mi e vi auguro.
Un ultimo appunto: i simboli, nella narrazione, saranno indicati in neretto, in modo che possiate già comprenderli a colpo d’occhio ad una prima lettura.
Ed ecco il sogno.
Io e mia moglie eravamo in viaggio, in un grosso aereo di linea. L’interno dell’aereo, però, era a metà tra un albergo ed un ospedale. Fin qui, tutto normale.
Giunti a terra, e ritornati a casa, ci attendeva una signora delle pulizie (che nella vita vera non abbiamo) (lo devo specificare, perché i miei lettori sono sovente benestanti).
Mi veniva spontaneo pregare Dio, dentro di me: “O Signore, fammi entrare nella mente di una signora delle pulizie!”. Volevo proprio capire come ragionava una persona che svolgeva una mansione tanto umile e ripetitiva.
Poi, all’improvviso mi guardavo in faccia con mia moglie, e realizzavamo con orrore che tutti i bagagli erano ancora sull’aereo!!! Un problema serio!!!
Correvo all’aereo (lasciando lei a casa, ovviamente) (figurati se mi accompagnava, ‘sta pigrona), ed entravo nella stanza d’albergo/ospedale dell’aereo, che guarda caso era pure seminterrata.
C’era tutta la roba! Tutte le valigie, lasciate là, e la roba sparpagliata per la stanza.
Con un’angoscia importantissima (che non riesco ad esprimervi con questa forma scritta, ma fidatevi, ero veramente molto, molto angosciato), comincio a prendere la roba e ficcarla nelle valigie, senza riuscire a prendere tutto.
Ed è lì che arriva…
Lo devo dire? Lo dico? Ho il coraggio di mettere questa maledetta “G” nella parola che sta per seguire? L’etichetta politicamente corretta è particolarmente ostile, quasi razzista, contro la nostra amata settima lettera dell’alfabeto.
Eppure nel sogno, tale persona la “G” ce l’aveva tutta.
No: non cederò al populismo.
…un nero che fa le pulizie.
“Aiutami, ti prego” gli faccio, “devo portare via la mia roba!”
Il nero, mentre pulisce, ogni tanto si ferma, e mi aiuta a mettere la roba nelle valigie.
“Non ce la fai” mi dice. “E’ troppa roba! Non hai abbastanza mani per portarla tutta”.
Guardo le tante, troppe valigie piene di roba, e realizzo che ha ragione.
L’angoscia di non riuscire a portare tutto mi getta in uno stato isterico.
“Tranquillo” mi dice lui, rilassato. “Prendi le cose più preziose, e lascia il resto.”
Il suo fare da nero rilassato mi tranquillizza moltissimo (non fate tutti gli sciscì, avete tutti capito cosa voglio dire).
Mentre spazza la camera d’albergo-ospedale, cerco di capire a quali valigie dare la priorità.
Poi lo guardo, sollevato.
Penso tra me e me “Che faccio, glielo dico? Gliela racconto, la mia preghiera a Dio di poco fa?”
Decido di sondare il terreno.
“Oh ma tu ci credi in Dio?”
“Come no!” esclama, “sono cattolico.”
Il mio cuore si gonfia di gioia.
“Senti, tu non ci crederai” gli dico, “ma io poco fa ho pregato di poter capire come ragiona uno che fa le pulizie, ed eccoti qua! Me l’hai fatto capire.”
Il nero ride affettuosamente, ma senza credere veramente a quello che gli dico.
Si toglie la maglietta (sotto è tutto lercio, sudato e schifosamente tatuato, ma tipo con quei tatuaggi fatti male dieci anni fa che ormai non si capisce più cosa rappresentano, se mai si fosse capito), e facciamo l’amore gay (non è vero, era solo per risvegliarvi dalla noia di questo sogno; tranquilli, sta per giungere alla sua tragica conclusione).
Si lava le ascelle nel lavandino, con l’acqua fredda, senza sapone.
“Ti giuro!” esclamo io, “Dio ha esaudito la mia preghiera! Mi ha fatto capire come ragioni!”
Il nero ride.
“Bene, bene, vedo che hai capito tutto, adesso” mi percula.
E, mentre si rimette la maglietta, io mi accorgo con angoscia terribile che tutto è stato riordinato, e le mie valigie sono scomparse.
Mi manca l’aria.
Tutta la mia roba, volatilizzata!
“DOV’E’ LA MIA ROBA?!” strillo, disperato come non mai.
“Ormai è finita” dice il nero, serio ed improvvisamente incupito. “La stanza è stata rassettata. La roba se l’è presa l’aereo.”
“In che senso, se l’è presa l’aereo?!” chiedo, in preda ad una paura febbricitante. “Cosa è finita?”
“E’ finita” ribadisce, un po’ triste, il nero. “La roba l’ha presa lui: era sua, in fin dei conti.”
Con terrore che non riuscirei mai a mettere a parole, mi giro verso l’ingresso della stanza, e lui entra.
Il pilota dell’aereo.
Elegante, robusto, imperioso, e soprattutto con quel piccolo particolare che mi fa svegliare gridando e piangendo.
Al posto della faccia, non c’è niente.
E’ difficile spiegare quanta paura io abbia avuto, nel vedere il pilota dell’aereo.
Ma procediamo con ordine: un simbolo alla volta, nella speranza che essi trovino riscontro anche nella vostra esperienza onirica, così almeno l’asticella di questo post potrà forse passare per voi da “inutile” a “semi-utile”.
1. L’aereo
L’aereo è un caso particolare del mezzo pubblico.
Da molti anni sogno mezzi pubblici, e tali sogni sono generalmente angoscianti.
Ho capito che i mezzi pubblici hanno vari significati nei sogni:
- qualcuno decide al posto tuo dove devi andare, e cosa devi fare nella vita, e quali debbano essere la tua direzione, i tuoi valori e i tuoi sogni;
- devi uniformarti ad un orario prestabilito, ossia ad un insieme di tempi e regole prestabilite, e se non cedi a questa tirannia perdi la tua opportunità di viaggiare, ossia di vivere.
In particolare, l’aereo ha una connotazione interessante: essendo un mezzo pubblico di “alto livello”, fa intuire che anche se nella vita forse “stai arrivando”, nel senso che magari hai una certa stabilità economica/affettiva, il percorso è sempre deciso da forze esterne al di là del tuo controllo.
Insomma, nessuno, ricco o povero, realizzato o perdente, è esente dalla dittatura del brutale mondo esterno, con le sue misteriose forze schiavizzanti.
2. L’albergo
L’albergo è chic. E’ bello dormire in un albergo.
Se dormi in un albergo, non sei messo economicamente male, e il tuo subconscio lo sa bene.
Ma ecco il problema: un albergo non è per sempre.
L’albergo, a un certo punto, finisce, e la stanza va liberata.
Come la vita.
Se poi l’albergo è su un aereo, capisci bene che il tuo subconscio ti sta dicendo: “Puoi stare bene coi soldi quanto ti pare, ma sotto sotto sei sempre uno schiavo.”
Schiavo di cosa? Lo stiamo per scoprire.
3. La stanza d’ospedale
Se poi la stanza d’albergo è in realtà una stanza d’ospedale, capisci che c’è qualcosa di profondamente malato.
Una malattia della mente.
Una distorsione mentale; come la persuasione profonda che l’eleganza, e le sciccherie, possano portare alla felicità.
Il che ci porta a…
4. La roba
E’ questa la malattia del nostro tempo, e che i meandri della mia corteccia presinaptica neurotrasmettitiva postencefalitica hanno voluto dire a me; ma ciò non toglie che le vostre cortecce eccetera possano voler dire la stessa cosa a voi.
L’ansia di accumulare roba, cose preziose, oggetti, case (come se ne avessi una al momento, n.d.me), soldi nel conto in banca, esperienze divertenti nella vita prima che sia troppo tardi, esperienze gratificanti nella vita prima che sia troppo tardi, emozioni, figli, nipoti, affetti, cose, insomma roba, roba, roba!!!!!
E sì, è così: tutti viviamo per accumulare cose materiali e non, anzi soprattutto non: ma sempre di roba si tratta! Vogliamo godere, vogliamo essere acclamati come vincenti sul lavoro, vogliamo viaggiare e vedere posti esotici e mangiare cibi squisiti e danzare in discoteca con discinte fanciulle bone.
“Ma no, non certo io!” dice il lettore intelligente di questo blog. “Io sono migliore!”
Certo, come no! Vi conosco, a voi persone migliori. Non volete certo accumulare queste amenità consumistiche; nossignore! Voi volete essere responsabili del salvataggio di vari naufraghi dalle onde del mare, e del sorriso di pargoli dell’Africa a cui avete donato le caramelle; volete creare l’algoritmo che eliminerà la fame nel mondo, trovare la formula matematica che risolverà le disuguaglianze, scrivere il sapiente trattato che porrà fine alle sofferenze dell’umanità; in modo che tutti un giorno vi elevino su un piedistallo, e possiate ricevere applausi su applausi, ed ovazioni e rispetto ed onore, e un nastro rosso da indossare a tracolla tipo Miss Italia, che scrive: La migliore persona del mondo.
Vi conosco bene, a voi persone migliori: sono io, il primo di questa categoria di miserabili autoillusi della propria moralità cristallina.
Aveva ragione Verga, quando tra le tante cose insopportabilmente noiose che ha scritto (non me ne vogliano gli esimi docenti di italiano che (a frotte, ne sono certo) bazzicano il mio blog e hanno in camera il busto del siculo squagliamaroni verista tipo Duce ma più capelluto), ha deciso di graziarci con una novella vagamente leggibile in cui il protagonista, Mazzarò, viveva per accumulare roba, per poi, presagendo la sua imminente morte, correre in giro per il vasto cortile della sua tenuta di campagna ad acciuffare galline, sperando di portarle con sé nell’oltretomba. Povere galline.
Ma basta parlare di galline.
E’ giunto il momento di inquadrare l’elemento salvifico del sogno (e del mondo tutto):
5. Il nero che fa le pulizie
E’ interessante, perché avete tutti visto l’immagine, e contestualmente compreso dove voglio arrivare (e se non l’avete compreso siete dei dugonghi donghi).
Ma forse, un’immagine ancor più rappresentativa potrebbe essere la seguente:
La signora delle pulizie, e conseguentemente il nero, sono nient’altro che manifestazioni subconsce di Cristo; tanto più se, come nel mio sogno, tali rappresentazioni sono conseguenti ad una preghiera esplicita.
Gesù, Figlio di Dio, si spoglia del privilegio della sua ricchezza; il primo Dio che abbandona l’olimpica sontuosa sala reale, “albergo scicchettoso” delle religioni pagane, e lava i piedi alle persone.
Come conseguenza di tale scelta, Gesù non vive sull’aereo; e soprattutto, non è soggetto al potere del pilota.
E poi Gesù, secondo me, quando parlerà con noi alla fine dei tempi, ci perculerà un pochino. Non trovate?
Ci faremo altro che qualche risata, con Gesù!
Qui lo dico e qui non lo nego: io, con Gesù, alla fine dei tempi, ho una gran voglia di scompisciarmi, di ridere a crepapelle. Sono disposto anche a farmi prendere per il culo, pur di non guastare quel momento, in cui a forza di ridere ti si spalanca alla coscienza la Verità; e ti rendi conto di quanto non c’hai capito niente, mai, nella vita.
6. Il ribrezzo per la sporcizia
Questo aspetto va ancor più all’osso del problema: i poveri, gli ultimi, ci fanno schifo. La pelle sporca, la gente che non si fa almeno una doccia al giorno, ci inquieta e ci disgusta.
Il fatto che, nel mio sogno, il nero che fa le pulizie si lava egli stesso, mi fa pensare due cose.
Pensiero numero 1
Quando Gesù lava gli schifosi lerci piedi sudaticci dei discepoli, egli incoraggia noi a lavare gli schifosi lerci piedi sudaticci al nostro prossimo. Ma da altre parti del Vangelo, Gesù dice che se facciamo una cosa buona ad un “fratello minore”, l’abbiamo fatta a lui. Quindi quando lavi gli schifosi piedi sudaticci a qualcuno stai praticamente lavando gli schifosi piedi sudaticci di Gesù, ma inoltre per quella persona con gli schifosi piedi sudaticci è come se tu stesso fossi Gesù che lava i suoi schifosi piedi sudaticci, e non solo perché a sua volta lui forse poi laverà gli schifosi piedi sudaticci di qualcun altro, e saranno Gesù sia lui sia quello con gli schifosi piedi sudaticci e oh mio Dio ma quanti Gesù possono esserci in totale aiutooo?!?!?!
Questo, in sostanza, il mio primo pensiero.
Pensiero numero 2 (più tranquillo)
Forse il nero che si lava da solo in realtà mi dà un altro messaggio simbolico: la parte di me interiore, che coglie l’improbità di una vita passata a raccattare ansiosamente roba materiospirituale, e la sostanziale malattia a cui ciò mi porta, ha iniziato una purificazione. Speriamo bene!!!
Da un certo punto di vista, poiché si dice che Gesù è dentro di noi, questo pensiero neanche contrasta con il già espresso pensiero numero 1 (meno tranquillo).
Ma adesso basta pensare.
E’ giunto il momento dell’ultimo simbolo, il più oscuro, il più terrificante, il più vabbè basta dai, ché ‘sto post è già lungo così com’è:
6. Il pilota dell’aereo SENZA FACCIA!!!!!!!!!!1!!!!!!!! (nel senso il pilota, non l’aereo)
Credo che quando il tuo subconscio ti fa sognare una cosa così, ci deve essere qualche motivo profondo (unitamente all’implicita indicazione a consumare meno tagliatelle ai funghi prima di andare a dormire).
Per me, un pilota di aereo senza volto, che compare nel momento di massimo stress perché mi hanno portato via la mia roba, è un FOTTUTO DEMONIO.
UN FOTTUTO DEMONIO DELLA MATERIA CHE CONTROLLA QUESTO MONDO E CI TIENE TUTTI SCHIAVI DEL CONSUMISMO VITTIME DISPERATE CHE VIVONO UNA VITA DI MORTE GIORNO DOPO GIORNO SENZA MAI VEDERE LA LUCE DEL SOLE (o il volto dei neri che fanno le pulizie) IN QUESTO LUSSUOSO OSPEDALE DOVE CI SIAMO AUTOCONDANNATI A VIVERE CON LE NOSTRE STESSE MANI LERCE DI EDONISMO CHE NON RIUSCIREMO GIAMMAI A SCIACQUARE DALLA SPORCIZIA DELLA NOSTRA ANIMA APPASSITA.
Ciao a tutti, e alla prossima.
- (Lo so che questa parola non esiste, ma da oggi in poi ho deciso che esiste) ↩︎
Ciao, questo post è strepitoso!!! Sono contento che sei tornato in attività!!!
Giancarlo