Quelli che hanno una posizione nettissima sulle cose VS quelli che ecc

Cari Sumeri, quanto tempo! Oggi parliamo di un problema che attanaglia il mondo in cui viviamo; anche se oserei dire che tale problema è antico, se non quanto il tempo istesso, iquasi.

Da recenti studi compiuti da vostra zia quella pelata, sembra infatti che le persone si dividino in due macrocategorie:

  • quelli che hanno un sacco di dubbi su tutto e trascinano la loro vita nell’incertezza e nella frustrazione per poi morire pieni di rimpianti per non essersi sbilanciati mai in alcuna crociata che valesse la pena perseguire perché ogni ideale incontrato durante l’arduo cammino della vita si è sempre tinto del rischio di essere sotto sotto un’infingarda architettura da parte di un organismo di potere preposto alla propria autoconservazione in barba agli sforzi dell’uomo di costruire un mondo migliore;
  • quelli che sono sicurissimi certissimi ma proprio da metterci la mano sul fuoco che la crociata che stanno conducendo in quel momento con tutte le loro forze dialettiche porterà al bene supremo dell’umanità e tutti saranno in fin dei conti avvinti al loro punto di vista che coincide esattamente con la verità assoluta magnifica foriera di luce nelle tenebre e tutti quelli che negano la suddetta visione sono o ignoranti (e quindi vanno rieducati alla verità assoluta di cui sopra) oppure dei maledetti faziosi bastardi che agiscono nel proprio interesse per infangare il mondo ed oscurare ancor più il secco deserto in cui annaspa assetata la massa cieca e beluina (e in tal caso vanno massacrati dialetticamente e in taluni sparuti casi anche fisicamente).

Ora, fortunatamente per l’umanità, questa diatriba si applica a pochi casi isolati negli scontri dialettici e non, emergenti con estrema rarità nelle varie circostanze. I pochissimi esempi che mi vengono in mente sono i seguenti:

  • la guerra in un paese X
  • i vaccini obbligatori
  • il reddito di cittadinanza
  • l’immigrazione
  • i diritti degli O.E. (Omosessuali Ecc)
  • l’inquinamento
  • le auto elettriche
  • le auto non elettriche
  • il cambiamento climatico
  • la dieta mediterranea
  • la dieta a base di McDonald’s
  • i vecchi film di Guerre Stellari
  • i nuovi film di Guerre Stellari
  • i nuovi-ma-non-troppo film di Guerre Stellari
  • le nuovissime serie TV di Guerre Stellari in cui i personaggi hanno colori della pelle variegati in palette statisticamente rappresentative del mondo astrale di Venticinquonia (in cui la popolazione umana è nettamente ripartita in razze, ognuna costituente il 25% delle persone totali) (ironia della sorte, hanno anche tutti 25 anni, cinici protagonisti nel fiore della loro musonaggine).

Ora, a parte lamentele su Guerre Stellari e su Disney+ che continuerei (se non rasentassero l’aggressione alla Croce Rossa) (ma mi sa che un articoletto a breve ce lo scrivo), noterete che, nel mondo, le persone stupide hanno un sacco di dubbi, mentre quelle intelligenti sono certissime di quello che dicono (o forse era il contrario, non ne sono sicuro). Mark Twain aveva proprio ragione, in generale, quando diceva le cose. E anche Charles Bukowski se la cavava niente male, in particolar modo quando sparava perle tipo quella da me citata prima che vi parlassi a caso della mia stima per Mark Twain (che, ne siamo certi, era una persona piena di dubbi).

Il problema dell’assenza di dubbi è la forte correlazione tra questa tendenza psicologica e l’attecchire di certe dittature; nella fattispecie, tutte.

Seguono, dunque, alcuni esempi di dittature e le certezze megalitiche che esse determinano sia nei sudditi che negli organi preposti alla dittatura.

1. Il Nazismo

Se parlare male di Guerre Stellari Disney è come sparare sulla croce rossa, criticare i nazisti per troppo zelo immotivato è come sparare sulla croce uncinata nera su sfondo bianco su sfondo rosso.

Ce lo vedete un nazista che dice “La razza ariana con una certa probabilità dominerà la Terra, e il popolo tedesco potrebbe verosimilmente essere il più grande dei popoli”? Neanche io.

Passiamo dunque alla prossima dittatura, ché almeno c’è qualcosa di cui parlare.

2. Mao Tse-Tung

Non so per quale motivo, ma se parlo di Mao mi passa la voglia di scherzare. (La vera domanda dovrebbe essere: perché, con Hitler ti viene voglia di scherzare? Beh, la risposta è stranamente a volte sì; e, a parte vergognarmi, sarebbe interessante dare una spiegazione del fenomeno “Hitler fa un po’ ridere”, che probabilmente interessa anche alcuni di voi lettori. Secondo me Hitler fa un po’ ridere perché: 1) la propaganda alleata l’ha ridicolizzato in lungo e in largo anche dopo la morte, con quei baffetti da imbecille, e quell’aria da “So tutto io” (per tornare all’argomento-fulcro del post) e “Vinceremo tutto” (è certamente facile ridere ora che, nel presente, sappiamo che hanno vinto sta ceppa de fava); 2) c’è quel film fantastico che non ho mai visto, né mi ricordo come si chiama, né ho intenzione di vedere mai nella vita, ma in compenso ha quella scena in cui Hitler si incazza e l’unica parola che si capisce nel suo sproloquio è “Stalin”, di cui si trova il remake con i sottotitoli su Youtube1 in qualunque contesto, tipo che Hitler si incazza perché non ci sono volontari per l’interrogazione, o Hitler si incazza perché l’Italia non è andata al mondiale, o Hitler si incazza perché Bonucci è andato al Milan, o Hitler si incazza perché scopre che la Juventus è uscita dalla Champions League, o tante tante altre divertentissime situazioni inerenti episodi perlopiù calcistici, ma proprio da sbellicarsi).

Invece, se parliamo di Mao Tse-Tung, dato che non è stato abbastanza ridicolizzato da noi in patria, tendo ad incazzarmi io (anziché Hitler) (anche se il baffettuto tiranno, in un ipotetico sproloquio in merito, certamente non esiterebbe neanche qui a menzionare collerico il nome di Stalin).

Questo blog non vuole certo incentrarsi sulla divulgazione storica (o su alcun tipo di divulgazione, se è per questo); ma valutate voi questa pagina di storia della dittatura maoista, presa direttamente da Wikipedia. Se qualcuno non sa di cosa parlo, o non ha voglia di aprire il link, ve lo riassumo di seguito: tra il 1958 e il 1962, il Partito Comunista Cinese impone una serie di politiche note come il Grande Balzo in Avanti. Queste politiche si rivelano disastrose, e portano alla Grande Carestia Cinese, causa di un numero di morti per denutrizione compreso tra 15 e 55 milioni.

Il Grande Balzo in Avanti era un troiaio di politiche agricole e industriali pensate e attuate a pene di dobermann, tutte imposte dall’alto, spesso da “””esperti””” del settore provenienti dall’URSS.
15-55 milioni di morti per fame non fanno ridere, e si commentano da soli. Ma, per restare nel tema di questo post, vorrei riportare due casi di troppissima certezza assolutissima che intrecciano i lori sanguinosi rami con quelli di questo orrifico disastro causato dall’uomo che non ha dubbi (o, se ne ha, se li tiene per sé, onde non finire rinchiuso e torturato in un laogai).

2.1 Trofim Denisovič Lysenko

Questo scienziatone intellettualone sovietico era assai rispettato in patria e in Cina per le sue posizioni innovative sull’agricoltura. Una su tutte, la sua legge della vita delle specie, basata su un’ampia raccolta dati e giustificata da studi metodici ed approfonditi, le cui motivazioni conclusive sono riassumibili dalla sempreverde asserzione:

“Слушай, я должен быть прав”

“A occhio ce dovrei ave’ raggione io”

In base a dotti principi siffatti, le piante “della stessa classe” non erano in competizione tra loro per il possesso (capitalistico) dei nutrienti presenti nel suolo. Come conseguenza, i semi nei campi potevano essere piantati molto vicini.
Quanto vicini?
Quanto una famiglia di quattro persone che abita in uno squallido appartamentucolo di 35 metri quadri nel grigiume industriale di Mosca?
Probabilmente ancor più.

Le piante, però, si sono rivelate molto più capitalistiche dell’Homo Novus Comunistibus (o forse Comunistibustibus), optando per una borghese morte per asfissia da penuria di capitale terriccioso. I poveri gonzi dissidenti di tale saggia teoria, in conseguenza del crimine da loro commesso di aver avanzato un dubbio, sono stati inviati a crepare di stenti e torture nei campi di prigionia russi o cinesi.

2.2 La storia delle code di ratto (bleh)

Tra le politiche maoiste, c’era la cosiddetta Campagna di eliminazione dei quattro flagelli. Per farla breve, il Partito Comunista ha caldeggiato lo sterminio, da parte dei contadini cinesi, dei seguenti infami animali:

  • passeri (perché mangiavano i semi sul terreno);
  • mosche (su questo mi trovano quasi d’accordo) (magari però senza ricorrere al DDT, come hanno fatto loro);
  • zanzare (idem);
  • ratti (ok, ammetto che se fossi stato il PCC, per questi e per le zanzare avrei caldeggiato pure il lanciafiamme).

Tuttavia, sterminare i passeri non si è rivelata la più saggia delle strategie, visto che erano loro a mangiare gran parte degli insetti, nella cui famiglia ritengo compaiano anche mosche e zanzare (a meno che il dottor Lysenko non abbia niente da ridire). Tale scelta ha reso la carestia conseguente ancor più letale.

Invece, per quanto riguarda le code di ratto, la storia è diversa, e tragicomica a dir poco: poiché il Partito donava un tot di soldini agli agricoltori per ogni coda di ratto che portavano alle sezioni locali, molti contadini iniziarono a dedicarsi all’allevamento di ratti, onde poterne uccidere a frotte, tagliare le code alle carcasse e portarle alle sezioni locali del Partito. GENIO!!!!!!!!!!!!!!!

Così, questi contadinini cinesini, intelligentissimini, sacrificavano tempo ed energie dedicate a produrre raccolto vero, in cambio di alcuni soldini erogati dal Partito!!! Soldini con i quali, quando è arrivata la carestia, hanno potuto comprare beni di primaria importanza, primo tra tutti l’aria.

Chi non nota il parallelo tra la storia degli allevatori di ratti e le attività che, al giorno d’oggi, creano profitto ma non valore (come ad esempio il 99% della consulenza informatica), è semplicemente cieco di fronte al reale: speriamo vivamente ch’egli si tolga, dagli occhi, le spesse fette di prosciutto (di ratto).

“Benissimo, abbiamo capito la tua tesi: troppa convinzione conduce a dittature e code di roditore. Grazie, Giovanni, per aver espresso il tuo punto di vista, ovvero che l’umanità sarebbe molto migliore se fossimo tutti pieni di dubbi, e arrivederci al prossimo post! Buonanot…”

Fermi!!! Dove minchia andate?!?!?! Restate qua!!!!!!!!

Non ho mai detto questo.

A tutti quelli che ritengono che il mondo sarebbe un posto migliore se fossimo tutti pieni di dubbi circa qualunque cosa, (e che sulla veridicità di quest’idea non nutrono alcun dubbio), vorrei donare un ragionamento che potrebbe accendere loro qualche manciata di neuroni inutilizzati finora.

Sapete, in una situazione di profondo dubbio circa i valori e le strade da perseguire, quale misteriosa forza interiore tira le redini dell’animale umano? Ve lo dico io: il pingue richiamo dell’edonismo. E questo è esattamente il periodo storico che la nostra decadente civiltà sta vivendo.

Come diceva quel genio di Douglas Adams, ogni civiltà attraversa nel suo sviluppo 3 fasi, ognuna caratterizzata da una domanda:

  • Prima fase: “Che cosa mangiamo?”
  • Seconda fase: “Perché mangiamo?”
  • Terza fase: “Dove mangiamo?”

Non abbiamo la più pallida idea dei motivi profondi per cui esistiamo, e la gente ha iniziato ad infischiarsene. Non che nei secoli addietro non ci fossero casi di persone che se ne infischiavano, ma la grande domanda perché? è sempre riecheggiata nei tortuosi meandri della Storia. Le risposte a questa domanda sono state molteplici, tutte condite da quel grado di certezza che hanno consentito ai nostri antenati di compiere alcune tra le più crudeli efferatezze che si potessero mai compiere (e ritengo, ahimé, che l’uomo abbia ancora da vederne di ben più spettacolari).

Oggi, la convinzione che il dubbio perenne sia l’unica strada agibile spinge miliardi di esseri umani a trovare rifugio nelle uniche alternative che il grande Occidente secolarizzato è riuscito a trovare alla disperazione che ci attanaglia:

  • il gelato
  • le donne nude
  • le foto su Instagram di noi stessi che stiamo prendendo il gelato (e se noi stessi siamo donne nude, abbiamo fatto bingo).

Quale partito è meglio votare? Chissà.
Quale ideale è valido perseguire? Non lo so.
Quella persona X è buona o cattiva? Chi sono io per giudicare.
Quella cura medica Y è efficace o solo un metodo per sgraffignare soldi alle masse? Dipende da quale fonte citi.
E’ stata l’Ucraina o la Russia a far saltare in aria quell’ospedale Z? Dipende da chi ti sta simpatico.
Qual è lo scopo della vita? Chissenefrega, andiamo a cena in un posticino.
A che ora comincia la Formula 1? Alle 14:35 e 42 secondi.

Ma, in tutto questo marasma di incertezza/certezza, mi piacerebbe concludere il mio discorso su una nota di speranza, mutuato da profonde convinzioni espresse da parte di diverse persone vicine a me, insospettabilmente intelligenti, riassumibili nella seguente frase:

“Le alluvioni sono la natura che si ribella contro le auto diesel”.

Alla luce di siffatte rivelazioni, forse c’è ancora speranza: la speranza che la nostra specie resti uguale a se stessa, nei lunghi millenni a seguire; o forse, più verosimilmente, nella manciata di minuti che ci separano dall’olocausto nucleare inevitabile.

  1. L’ho scritto male apposta. ↩︎